Spesso, quando faccio coaching con i genitori, mi capita di chiedere fin dall’inizio “Quanto parli con tuo figlio?”

Di solito, la risposta è: moltissimo!
Poi andando a guardare più nello specifico, scopriamo che ‘parlare con mio figlio’ per molti genitori significa chiedere com’è andata a scuola o cosa ha fatto, ascoltando distrattamente quello che dice.

Ora, leggendo, ti starai probabilmente rassicurando dicendoti “No, a me non capita” ma se ci pensi bene bene, fai caso a quante volte, mentre tuo figlio parlava o farfugliava fantasiosamente, hai iniziato a perderti nei tuoi pensieri: le cose da fare, il lavoro, la casa, la lista della spesa, la bolletta, e così via. Quasi non te ne accorgi, ma capita in automatico, scivoli via nei tuoi pensieri e ti stacchi – almeno in parte – da tuo figlio, non dedicando più il 100% delle tue attenzioni.

Perché è importante dedicargli il 100% delle tue attenzioni? Per 3 motivi, cruciali.

Il primo: non state tutto il giorno insieme.
Se sei un genitore che lavora, molto probabilmente non passi tutto il giorno con tuo figlio, quindi le poche occasioni quotidiane che avete per passare del tempo insieme vanno utilizzare al meglio per coltivare il vostro rapporto.

Il secondo: lui se ne accorge che non gli presti attenzione, anche se in modo inconscio.
E questo crea dei danni. Ecco in una frazione di secondo cosa può succedere nella sua testa: “non ho l’attenzione di mamma e papà, quindi non sono abbastanza interessante/bravo/bello, quindi devo attirare l’attenzione in altro modo”. Nota bene: è qui che spesso nascono i capricci e le scenate di pianto o urla, che sono – appunto – un modo per attirare l’attenzione. O, peggio, inizia a intaccarsi l’identità del bambino, che pensa di non essere degno di attenzione e di amore.

Il terzo: non basta ascoltare.
Quando tuo figlio ti parla, sta comunicando mille cose aldilà delle parole, e se non presti attenzione non potrai coglierle, perchè alcune sono messaggi veramente sottili, ma fondamentali per entrare davvero nel suo mondo.

Un’ultima cosa, ma non meno importante: il concetto di dialogo con tuo figlio non include i monologhi.
Quando fai una predica, quando dai la tua visione delle cose, quanto spieghi nei dettagli cosa è giusto e cosa è sbagliato, quando racconti di come eri tu alla sua età… non è dialogo! È monologo. E sappi che dopo i primi 2 minuti tuo figlio non ti sta ascoltando più, quindi perdi tutto il tuo intento educativo.

Come fare allora? Dialoga. Tutto qui. Un paio di frasi, due concetti espressi in modo chiaro e poi passa la palla a lui/lei con dei bei “Che ne pensi?” oppure “Ti è chiaro?” oppure “Tu cosa faresti?”. E dopo la sua risposta puoi elargire un altro paio di frasi chiare e brevi, e così via.
Con tuo figlio parla meno, parla meglio e ascolta il doppio.


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